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Polizia cantonale
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14.01.2021
Notiziario statistico Ustat: Meteorologia, Ticino e Svizzera, dicembre 2020
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13.01.2021
I Servizi del Gran Consiglio hanno provveduto a pubblicare l'Ordine del Giorno della seduta plenaria del 25 gennaio prossimo
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16.12.2020
Prova annuale delle sirene d’allarme 2021
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15.12.2020
Notiziario statistico Ustat: Monitoraggio congiunturale, andamento e prospettive di evoluzione dell’economia ticinese, dicembre 2020
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11.12.2020
Notiziario statistico Ustat: Meteorologia, Ticino e Svizzera, novembre 2020
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09.12.2020
Notiziario statistico Ustat: Le transazioni immobiliari in Ticino nel terzo trimestre 2020
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02.12.2020
I Servizi del Gran Consiglio hanno proceduto alla pubblicazione dell'ordine del giorno della seduta parlamentare del 14 dicembre 2020
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19.11.2020
Notiziario statistico Ustat: Indagine congiunturale alberghi e ristoranti, Ticino, ottobre 2020
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13.11.2020
Notiziario statistico Ustat: Indagine congiunturale commercio al dettaglio, Ticino, ottobre 2020
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11.11.2020
I Servizi del Gran Consiglio hanno proceduto alla pubblicazione dell'ordine del giorno della seduta parlamentare del 23 novembre 2020
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LE FIRME DEL CAFFÈ
Loretta Napoleoni
La volatlità dei soldi virtuali fa i conti con nuove regole
I bitcoin diventano adulti
e rischiano di snaturarsi
e rischiano di snaturarsi

Chi è
Esperta di economia internazionale e terrorismo. Ha pubblicato vari libri; l'ultimo uscito è 'Kim Jong-Un - Il nemico necessarioi'.
Incertezza e volatilità sembrano descrivere il nostro tempo e nessuno meglio dei bitcoin e del coronavirus ne tratteggiano l’andamento. Da una parte abbiamo una moneta che nessuno sa chi l’ha creata, anche se il meccanismo di produzione è noto, e dall’altra abbiamo un virus contro il quale esistono vaccini ma di cui si sa ben poco. Tralasciando il Covid di cui le pagine dei giornali sono piene concentriamoci sui bitcoin, l’incontrastato monarca delle cryptocurrencies, le monete elettroniche.
Un esempio tra i tanti ben illustra la dimensione surreale in cui i mercati sono piombati. Negli ultimi mesi chi ha investito in bitcoin e cryptocurrencies si è portato a casa lauti guadagni, chi ha liquidato le posizioni all’inizio di gennaio quando i valori dei bitcoin e delle crypto sono improvvisamente scesi, può dire di aver fatto un ottimo investimento. Naturalmente si tratta di investimenti altamente rischiosi che sono in gran parte giustificati dai rendimenti minimi offerti da altri prodotti finanziari, come i titoli obbligazionari. Ciò che ci interessa è che investitori in bitcoin va apertamente contro le analisi e le previsioni di mercato dell’alta finanza e delle istituzioni finanziarie preposte al suo funzionamento. E vediamolo.
Janet Yellen che sotto l’amministrazione Biden guiderà il tesoro americano, ha chiaramente espresso il suo scetticismo per uno strumento finanziario da lei definito libertarian, e quindi intrinsecamente anti-governativo, qualcosa insomma che vuole sfuggire ai controlli dello stato centralizzato. La Yellen ha definito i bitcoin uno strumento altamente speculativo, quasi alla stregua degli strumenti usati nel gioco d’azzardo, il che equivale a dire che chi lo usa rischia di perdere tutto il capitale. Un avvertimento ribadito dai giganti dell’informazione finanziaria come Bloomberg. Ciononostante, il mercato non ha battuto ciglio. Il mining, e cioè la produzione di bitcoin sul mercato legata alla risoluzione di un’equazione matematica resa costantemente più difficile da risolvere e che richiede computer a dir poco futuristici per farlo continua, anzi sempre più imprese finanziarie lo fanno.
Ed ecco l’assurdità. Argos, un’impresa specializzata nell’estrazione dei bitcoin, con una capitalizzazione di mercato che è salita da 40 milioni di dollari a 300 milioni di dollari nello spazio di un mese, e che ha visto nel 2020 il valore di mercato delle proprie azioni salire del 1.400 per cento, ha chiesto la regolamentazione del settore. In altre parole si domanda alle autorità finanziarie di regolare i bitcoin, la sua produzione e, quindi, tutto l’universo delle crypto. Impresa non facile dal momento che la massa monetaria dei bitcoin non è controllata da una banca centrale o da un’autorità centralizzata ma dalla comunità di chi possiede i bitcoin, tantomeno se ne conosce l’origine.
È chiaro che chi opera sui bitcoin, il cui valore singolo all’inizio di gennaio è arrivato a 4 mila miliardi di dollari, inizia ad intuire i pericoli dell’assenza di regole e teme il peggio. Istituzionalizzare i bitcoin ne ridurrebbe la volatilità ma l’obiettivo è un altro: si vuole consolidare le proprie posizioni trasformando i bitcoin in strumenti finanziari veri, regolati, come obbligazioni e titoli e quindi sicuri nel tempo.
L’ostacolo fondamentale è la creazione della moneta. Può il sistema finanziario mondiale accettare una formula matematica quale fonte? È questa una domanda filosofica con gravi implicazioni per il futuro della moneta quale mezzo di scambio. Regolarizzare i bitcoin produrrebbe la legittimità necessaria per farli diventare una vera moneta di scambio allora cosa impedirebbe che in un futuro non troppo lontano questa legittimità venga estesa ad altre crypto, nate nello stesso modo, ma con formule matematiche diverse? Oggi nel mondo ce ne sono già più di otto mila. È questa una scelta politica più che finanziaria. Il denaro ed il suo valore, bisogna ricordare, ci tiene saldamente ancorati alla realtà per un semplice motivo: ci fidiamo di chi lo stampa.
Un esempio tra i tanti ben illustra la dimensione surreale in cui i mercati sono piombati. Negli ultimi mesi chi ha investito in bitcoin e cryptocurrencies si è portato a casa lauti guadagni, chi ha liquidato le posizioni all’inizio di gennaio quando i valori dei bitcoin e delle crypto sono improvvisamente scesi, può dire di aver fatto un ottimo investimento. Naturalmente si tratta di investimenti altamente rischiosi che sono in gran parte giustificati dai rendimenti minimi offerti da altri prodotti finanziari, come i titoli obbligazionari. Ciò che ci interessa è che investitori in bitcoin va apertamente contro le analisi e le previsioni di mercato dell’alta finanza e delle istituzioni finanziarie preposte al suo funzionamento. E vediamolo.
Janet Yellen che sotto l’amministrazione Biden guiderà il tesoro americano, ha chiaramente espresso il suo scetticismo per uno strumento finanziario da lei definito libertarian, e quindi intrinsecamente anti-governativo, qualcosa insomma che vuole sfuggire ai controlli dello stato centralizzato. La Yellen ha definito i bitcoin uno strumento altamente speculativo, quasi alla stregua degli strumenti usati nel gioco d’azzardo, il che equivale a dire che chi lo usa rischia di perdere tutto il capitale. Un avvertimento ribadito dai giganti dell’informazione finanziaria come Bloomberg. Ciononostante, il mercato non ha battuto ciglio. Il mining, e cioè la produzione di bitcoin sul mercato legata alla risoluzione di un’equazione matematica resa costantemente più difficile da risolvere e che richiede computer a dir poco futuristici per farlo continua, anzi sempre più imprese finanziarie lo fanno.
Ed ecco l’assurdità. Argos, un’impresa specializzata nell’estrazione dei bitcoin, con una capitalizzazione di mercato che è salita da 40 milioni di dollari a 300 milioni di dollari nello spazio di un mese, e che ha visto nel 2020 il valore di mercato delle proprie azioni salire del 1.400 per cento, ha chiesto la regolamentazione del settore. In altre parole si domanda alle autorità finanziarie di regolare i bitcoin, la sua produzione e, quindi, tutto l’universo delle crypto. Impresa non facile dal momento che la massa monetaria dei bitcoin non è controllata da una banca centrale o da un’autorità centralizzata ma dalla comunità di chi possiede i bitcoin, tantomeno se ne conosce l’origine.
È chiaro che chi opera sui bitcoin, il cui valore singolo all’inizio di gennaio è arrivato a 4 mila miliardi di dollari, inizia ad intuire i pericoli dell’assenza di regole e teme il peggio. Istituzionalizzare i bitcoin ne ridurrebbe la volatilità ma l’obiettivo è un altro: si vuole consolidare le proprie posizioni trasformando i bitcoin in strumenti finanziari veri, regolati, come obbligazioni e titoli e quindi sicuri nel tempo.
L’ostacolo fondamentale è la creazione della moneta. Può il sistema finanziario mondiale accettare una formula matematica quale fonte? È questa una domanda filosofica con gravi implicazioni per il futuro della moneta quale mezzo di scambio. Regolarizzare i bitcoin produrrebbe la legittimità necessaria per farli diventare una vera moneta di scambio allora cosa impedirebbe che in un futuro non troppo lontano questa legittimità venga estesa ad altre crypto, nate nello stesso modo, ma con formule matematiche diverse? Oggi nel mondo ce ne sono già più di otto mila. È questa una scelta politica più che finanziaria. Il denaro ed il suo valore, bisogna ricordare, ci tiene saldamente ancorati alla realtà per un semplice motivo: ci fidiamo di chi lo stampa.
23-01-2021 21:30
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