Le trappole di The Donald frenano la transizione
"Trump's Gambit" in Usa
per bloccare Joe Biden
ALESSANDRA BALDINI DA NEW YORK
Come nel film Morte a Venezia di Luchino Visconti, sulla faccia sudata dell’ex sindaco di New York, Rudolph (Rudy) Giuliani, colano rivoli neri di tintura per capelli. Un momento immortale della storia del cinema è tornato d’attualità nella farsesca conferenza stampa in cui, più brutto e inelegante del grande Dirk Bogarde, l’avvocato personale di Donald Trump ha annunciato, senza prove, che il suo team "ne ha abbastanza per rovesciare le elezioni". Nonostante abbia patito finora 30 sconfitte in tribunale, Rudy ha attinto al miglior repertorio dei QAnon, accusando una cabala disparata di gruppi, la Clinton Foundation, la mafia di Filadelfia ("come in My Cousin Vinny") e persino a un’organizzazione legata ad Hugo Chavez, il leader venezuelano morto nel 2013, di aver complottato per far perdere il suo cliente.
Ci sono ancora molte tappe prima del 20 gennaio e Trump minaccia di sabotarle tutte. Dopo la Georgia, il 23 tocca a Michigan, Pennsylvania e Maine certificare l’esito del voto, l’indomani a Minnesota, North Carolina e Ohio, il 30 a Arizona, Iowa e Nebraska, il primo dicembre Nevada e Wisconsin in vista dell’8 dicembre data in cui tutti gli Stati concludono la procedura e poi il 14 tocca al Collegio elettorale confermare la vittoria di Joe Biden.
A un minuto dalla mezzanotte, Biden vola verso il record degli 80 milioni di voti con 306 voti elettorali stabili in cassaforte? Trump ne pensa una più del diavolo pur di sbarrargli la strada. Si va dal risibile al potenzialmente catastrofico, come quando in una conferenza, l’equipe dell’amministrazione uscente incaricata di pianificare la distribuzione dei vaccini anti-Covid ha fatto sapere che il team della transizione della presidenza di Biden non sarà contattato.
In parte sono dispetti, in parte vendette come quelle contro le case farmaceutiche che, secondo Donald Trump, hanno aspettato a dopo le elezioni ad annunciare il risultato dei vaccini pur di non aiutarlo politicamente: il tycoon medita nuove ordinanze per abbassare il costo di molte medicine ai livelli dei prezzi del mondo in sviluppo. Non potendosi fidare troppo di Giuliani, Trump aumenta il pressing sugli Stati a guida Gop perché facciano marcia indietro sulle certificazioni: invita a Washington i leader repubblicani del Michigan per convincerli a invalidare il voto della Wayne County che include la democraticissima Detroit. Sarebbe un colpo di scena clamoroso, oltre che antidemocratico e anticostituzionale.
Ci sono però meccanismi a salvaguardia delle istituzioni e a volte a utilizzarli sono gli stessi funzionari trumpiani terrorizzati dalla mentalità da bunker del presidente. Trump licenzia l’ex capo della cybersicurezza Chris Krebs che aveva difeso il voto di novembre come "il più sicuro della storia"? Prima di essere messo alla porta, Krebs insedia alle sue spalle un funzionario di carriera che, come tale, non è licenziabile ad arbitrio del Commander in Chief: una mossa degna di "Queen’s Gambit" per proteggere il dipartimento incaricato di vigilare sui cyberattacchi da ulteriori purghe dei quadri di nomina politica.
Se non fossero gli Stati Uniti sarebbe facile parlare di repubblica delle banane: dove altrimenti si vedono, se non nei cosiddetti "Stati falliti" del mondo, ministri esautorati perché considerati sleali o infedeli se non addirittura traditori? Quel che è successo a Krebs e al capo del Pentagono Mike Esper (con conseguenti dimissioni di altri quattro alti funzionari della Difesa sostituiti prontamente da figure dalle credenziali discutibili), potrebbe toccare alla direttrice della Cia, Gina Haspel, al capo dell’Fbi, Christopher Wray, e perfino al ministro della Giustizia, William Barr. Emerge sempre più chiaramente l’intenzione di fare uno sgambetto al successore con conseguenze potenzialmente letali per tutto il Paese: secondo la commissione sull’11 settembre, la transizione abbreviata tra le amministrazioni Clinton e Bush dopo la battaglia sul voto della Florida provocò le deficienze dell’intelligence che a loro volta consentirono ai terroristi di al Qaida di attaccare l’America in casa uccidendo tremila persone.
21.11.2020