No della Corte suprema alla richiesta di riconteggio
Trump ha finito le cartucce,
respinto l'ultimo ricorso
R. C.
Anche l’ultimo tentativo di ribaltare l’esito del voto presidenziale, l’azione legale più insidiosa e audace, è sfumata nell’America che si avvia a voltare pagina. Ora Donald Trump non ha più cartucce da sparare. La Corte Suprema ha respinto il ricorso presentato dal procuratore generale del Texas, Ken Paxton, oltre che da 18 Stati e da oltre 100 esponenti repubblicani del Congresso, tra cui il "leader" Kevin McCarthy.
Nel "maxi" ricorso si accusavano i dirigenti dei quattro Stati - Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin - di non aver protetto dalle frodi il voto per posta del 3 novembre. Il Texas chiedeva quindi di non contare i loro 62 voti nel collegio elettorale, facendo così scendere Joe Biden, che ha totalizzato 306 voti, sotto la soglia del quorum necessario (270 voti). Si chiedeva di bloccare i voti del collegio elettorale in questi quattro Stati e di rinviare la riunione del 14 dicembre in cui lo stesso collegio è chiamato ad eleggere formalmente il presidente. In un tweet, Donald Trump ha masticato amaro: "La Corte Suprema - ha scritto - ci ha davvero deluso. Niente saggezza, niente coraggio!".
Come accaduto in precedenza, anche questo tentativo dell’esponente repubblicano sconfitto è stato bocciato. "Il Texas non ha dimostrato un interesse riconoscibile dal punto di vista giudiziario nel modo in cui un altro Stato conduce le sue elezioni", ha scritto la Corte Suprema, e questo provvedimento segna probabilmente la fine di Trump e dei suoi tentativi per invertire il risultato del voto. Dozzine di tribunali a livello locale, statale e federale hanno fatto cadere nel vuoto gli sforzi legali della squadra di Trump e dei suoi alleati, mettendo in evidenza che gli argomenti portati davanti alla magistratura si basavano su congetture e sulla "teoria del complotto" ma non poggiavano su basi e prove reali, dimostrabili.
La decisione della Corte non è piaciuta al numero uno del partito repubblicano del Texas, Allen West, che in una nota - come racconta il quotidiano The Politico - ha invocato la secessione. "Gli Stati rispettosi della legge dovrebbero mettersi insieme e costituire una Unione di Stati che rispetterà e si atterrà sempre alla Costituzione".
Tuttavia, il tentativo di trump ha anche provocato una reazione rabbiosa degli Stati tirati in ballo nel ricorso e ha portato molti democratici e alcuni funzionari a denunciare lo sforzo come un pericoloso assalto alle fondamenta della democrazia americana. "Ogni americano che ha a cuore lo stato di diritto dovrebbe essere contento della decisione della Corte Suprema che ha chiuso il libro sulle sciocchezze", ha twittato il senatore Ben Sasse. Ha aggiunto il portavoce della campagna di Joe Biden, Michael Gwin: "Dozzine di giudici e funzionari elettorali di entrambe le parti e lo stesso procuratore generale hanno respinto i tentativi infondati di Trump".
Deluso anche il procuratore Ken Paxton che ha firmato l’opposizione. "È un peccato - ha detto - che la Corte Suprema abbia deciso di respingere la nostra richiesta e determinare la costituzionalità del mancato rispetto della legge elettorale federale e statale da parte di questi quattro Stati. Continuerò a difendere instancabilmente l’integrità e la sicurezza delle nostre elezioni".
"Ora tutti gli occhi sono puntati sul 6 gennaio", ha detto il deputato repubblicano della Florida Matt Gaetz in un’intervista a Fox News, alludendo a una sfida che molti repubblicani della Camera intendono lanciare quando il Congresso certificherà i voti del Collegio elettorale. "Pensiamo ancora - ha aggiunto - che ci siano prove che devono essere prese in considerazione".
r.c.
12.12.2020